È venerdì 17 aprile e l’appuntamento è alle 17 al Passo delle Erbe, tra Val di Funes e Val Badia. Un luogo lontano dalle solite rotte battute dai turisti, un posto magico dove internet non prende quasi mai. Di fronte al massiccio del Sass de Putia (2875 m), improvvisamente, ti trovi immersa in uno dei panorami più belli del mondo, le Dolomiti.
Questo non è uno dei soliti weekend trascorsi tra le Alpi, ma uno dei fine settimana più attesi dell’anno: quello del #LaMuntCrew Event. Siamo un gruppo di donne arrivate da Italia, Germania, Svizzera e Austria, con storie, età, professioni molto diverse, unite non solo dalla passione per la montagna, ma da un’incredibile storia che stiamo costruendo insieme, passo dopo passo.
L’idea di creare una crew è nata da LaMunt: un brand che coniuga femminilità, cura dei dettagli e sostenibilità e capace di cogliere anche l’aspetto più profondo che questa passione ci trasmette. Perché la montagna è uno spazio per esplorare non solo l’ambiente che ci circonda, ma anche ciò che abbiamo dentro di noi. Un modo per vivere nella natura, ma anche per entrare in contatto con il lato più profondo di noi stesse. Sfidare i propri limiti, ma anche scoprirsi, rigenerarsi e ritrovare un equilibrio. Insomma: la montagna è il luogo per stare bene con noi stesse.
La storia della crew è iniziata un po’ come una sfida. È il 15 dicembre 2020, in piena pandemia, quando ci incontriamo per la prima volta dietro allo schermo di un computer in video-conferenza. Ci presentiamo con un po’ di curiosità e timidezza: nessuna avrebbe mai immaginato che saremmo diventate una vera e propria famiglia, legata non solo da valori comuni e dalla passione per il trekking, le camminate o l’alpinismo, ma anche da grande affetto. Già, perché ormai, giunti alla quarta edizione de #LaMuntCrew Event, ogni volta che si avvicina la fatidica data di questo speciale #MountainUsTime, proviamo un’emozione speciale, che assomiglia a quella che sentivamo da adolescenti alla partenza per una gita scolastica.
Per partecipare al #LaMuntCrew Event cancelliamo impegni e, se necessario, spostiamo perfino la festa di compleanno con gli amici, com’è successo quest’anno a Katharina che ha spento le candele insieme a noi! Insomma, quest’appuntamento è per noi un momento da non perdere che dimostra che la montagna crea legami forti, regala momenti di libertà ed elimina barriere linguistiche e generazionali. Evento dopo evento, siamo diventate un gruppo di donne che condivide gioie, esperienze, sfide, professionalità, emozioni. Insieme ridiamo, ci commuoviamo, ci divertiamo, condividiamo esperienze e impariamo ogni volta cose nuove.
Ma torniamo al 17 marzo… Al Passo delle Erbe arriviamo alla luce del tramonto. Riabbracciarsi con le ragazze della crew degli altri Paesi è emozionante: abbiamo tutte la stessa voglia di riprendere i discorsi lasciati in sospeso per qualche mese e scoprire se ci sono novità nella nostra vita. Questa volta LaMunt ha riservato un rifugio tutto per noi, Ütia de Pütia, con le camere che profumano di legno e uno chef che in cucina ci fa sognare con i suoi canederli e le frittelle di mele. Il dopo cena lo passiamo, come sempre, a suon di risate, questa volta con giochi di animazione a coppie, con ironia e un tocco di creatività!
La sveglia del giorno seguente suona alle 7. Dopo una ricca colazione preparata dal nostro chef, siamo pronte a metterci al lavoro con la giusta carica! È il momento del workshop organizzato da Antonella Girone - esperta di innovazione digitale del team LaMunt - che ci fa riflettere su come rendere i nostri contenuti social più coinvolgenti, perché «the engagement is key to the success of any content creation. But engagement doesn’t happen by accident». Inutile negarlo, ci sono tanti modi per raccontare la propria storia, ma solo parlando di ciò che ci rende uniche, riusciamo a trasmettere emozioni. Per questo l’intelligenza artificiale e il boom di ChatGPT - chatbot in grado di generare testi e linguaggi molto simili a quelli umani -, pur aprendo nuove possibilità per creare contenuti rapidi ed efficaci, non può sostituirci.
Lo dimostrano le testimonianze dal vivo di Bianca Bonetti, Sophia Metzler, Dörte Kashdailis, Eliana Salvi, Giada Zhang, Elena Iacopelli e Sara Canali. Le loro storie, anche se così diverse, sono riuscite a creare una connessione emotiva con tutto il gruppo: questo l’intelligenza artificiale non riesce ancora a farlo.
Bianca Bonetti racconta, per esempio, come riesca a unire in sé anime e volti diversi. Per questo svolge tanti lavori: se ne avesse uno solo non riuscirebbe ad esprimere completamente se stessa. Bianca, infatti, è nello stesso tempo manager, guida di sci, viaggiatrice, organizzatrice di conferenze e, spesso, relatrice. «In Europa tutto si misura sulla performance», dice. «Io invece preferisco definirmi per i miei valori. E costruisco la mia vita seguendo le mie passioni». Come lo sport. «In fondo secondo una ricerca di EY, Ernst&Young, il 94% delle donne dirigenti è stata un’atleta e un background sportivo accelera la carriera di una donna nel 74% dei casi», continua Bianca. Il suo motto? «Embrace who you are».
Sophia Metzler, invece, è graphic designer. Vive nel sud della Germania e ha iniziato la sua avventura sul web creando un blog nel 2011, nato per le ragazze che amano lo sport, l’outdoor, i viaggi e la moda. Con il passare del tempo maybe-you-like.com – così si chiama - si è trasformato, diventando uno “spazio” sempre più personale. Sophia racconta anche l’evoluzione del suo account Instagram, all’inizio fatto solo di immagini, poi arricchito con stories e reels: «Lo storytelling è diventato quindi più facile». Il suo segreto? «Seguire sempre il mio stile personale». Ed ecco qualche suo piccolo trucco da copiare: per le stories usate l’app Unfold, per i reels Videoleap e, se avete un Iphone, provate Photo Editor.
Con Dörte Kaschdailis - imprenditrice, consulente e speaker - abbiamo parlato invece di Linkedin, social media utile per ampliare il proprio business, trovando per esempio nuovi clienti, contatti interessanti e spunti di riflessione sulla situazione economica attuale. Dörte spiega come lo usa tutti i giorni, dandoci qualche consiglio per utilizzarlo al meglio, ma racconta anche come Linkedin può essere declinato in chiave molto più personale. Per lei non è solo un social media per il lavoro, ma anche una vetrina per parlare di sé e delle sue passioni. Per questo, talvolta, nei suoi contenuti parla del suo amore per la montagna, del suo bisogno di ricaricarsi da sola camminando. Linkedin non è solo uno strumento freddo e impersonale, ma può anche trasmettere emozioni.
Nella nostra crew Eliana Salvi è, invece, la regina di TikTok: ha fondato, intuendo la crucialità di questo business molto prima di altri, una società di successo, Cosmic, che crea e distribuisce video brevi verticali. ChatGPT potrebbe essere un aiuto per i creator di video? «Può darti qualche idea, ti permette di confrontare diversi video, ma alla fine il sentimento, le emozioni e l’autenticità possono darli solo l’essere umano».
È incredibile, invece, come Giada Zhang sia entrata su Linkedin già negli anni delle scuole superiori. A noi racconta come si è evoluto il suo profilo da quando era solo una studentessa fino ai giorni nostri: per lei ora è diventato sempre più importante raccontare il brand che ha fondato, Mulan Group, senza dimenticare però la sua storia di giovane imprenditrice di successo che la rende così unica. Di origine cinese, cresciuta nel nostro Paese, Giada rappresenta infatti il volto di una nuova Italia, dove la diversity e la contaminazione tra culture diventano punti di forza di una società sempre più inclusiva. Elena Iacopelli, nativa digitale, è una delle più giovani del gruppo. Cresciuta insieme ai social media, si occupa proprio di questo nel LaMunt Team. Il suo segreto per gestire l’account Instagram di un brand? «Puntare sull’intrattenimento, raccontando una storia, non solo il prodotto», dice Elena. «Internet è diventata una grande città, dove la gente comunica anche vivendo molto lontano. Ognuno può raccontare la sua storia con uno stile unico, personale. Per questo quando guardo una delle stories di Sofia Metzler su Instagram, per esempio, è come se sentissi la sua voce».
Sara Canali, giornalista, ci ha accompagnato in un altro mondo, «che racconta un altro aspetto della comunicazione», quello del libro costruito dopo una ricerca, anche sociologica. «Nel volume “Le grandi prime femminili” (Studio Dispari per il Corriere della Sera) racconto la mia storia in connessione con quella delle prime alpiniste», racconta Sara. «Per loro arrivare in cima non è stato solo il coronamento di un gesto atletico, ma un vero e proprio atto rivoluzionario che ha coinciso con la storia dell'emancipazione, iniziata con un piccolo passo e culminata con una grande conquista». In un certo senso la montagna è stato uno dei primi luoghi dove si è affermata la gender equality: «Non c’è differenza tra i sessi nella performance, l’unica differenza è che gli uomini hanno iniziato prima», conclude Sara.
Elena Iacopelli, con alle spalle una famiglia ladina di Canazei, ci porta una testimonianza preziosa sulla forza delle donne in montagna. «In passato la mia famiglia vendeva frutta, poi ha preso un piccolo albergo in cui la General Manager era mia nonna. Ho sempre visto donne che riuscivano a gestire tutto in montagna. Come se fossero davvero le eredi di Dolasilla, protagonista di una leggenda altoatesina. L’eroina guerriera del popolo di Fanes che difendeva il suo regno da sola era infatti proprio lei, una donna».